Gli esami del sangue sono fondamentali per monitorare il nostro stato di salute, e sono quasi sempre uno dei primi strumenti diagnostici utili a individuare eventuali patologie o disturbi. Attraverso queste analisi è possibile anche controllare i livelli di ferro nel sangue, metallo che partecipa al trasporto dell’ossigeno e a tanti altri processi biochimici grazie all’azione di particolari proteine “trasportatrici”: la ferritina e transferrina!
Abbiamo scritto una guida che trovi qui sugli esami del sangue completi.
Cosa sono la transferrina e la ferritina
La transferrina e la ferritina sono due proteine fondamentali affinché il nostro organismo possa ricevere beneficiare delle proprietà e delle funzioni del ferro. Entrambe, infatti, trasportano e depositano il ferro nel plasma affinché questo metallo possa raggiungere tutti i tessuti dell’organismo. Ma non solo, impediscono anche che il ferro possa legarsi ad altre molecole o macromolecole presenti nel sangue, capaci di influenzarne la struttura e creare dei potenziali effetti dannosi per l’organismo.
Tuttavia, spesso la ferritina e la transferrina vengono scambiate e confuse reciprocamente, ma in realtà vi sono alcune differenze che le contraddistinguono:
- Transferrina: è una proteina plasmatica che trasporta il ferro nel sangue. Sintetizzata dal fegato e dal sistema monocitico-macrofago, la transferrina è in grado di legare in modo molto stabile, ma reversibile, il ferro proveniente dalla degradazione dei globuli rossi e quello alimentare assorbito a livello intestinale. Dopo averlo legato a sé, la transferrina trasporta il ferro alle sedi di utilizzo (in particolare il midollo osseo) e di deposito (in particolare il fegato). Nel sangue, la transferrina può trovarsi sia in forma libera – non legata al ferro (transferrina insatura), sia in forma legata al ferro (transferrina satura). La quota di quest’ultima coincide con il valore della sideremia.
- Ferritina: La ferritina è la principale proteina di deposito del ferro all’interno delle cellule. Pertanto, la sua concentrazione nel sangue riflette l’entità delle riserve del minerale nell’organismo. Nella pratica clinica, il dosaggio della ferritina plasmatica (ferritinemia) risulta utile per valutare la quantità di ferro a disposizione di tutto il corpo.
I valori da tenere ben monitorati
I valori da tenere ben monitorati son diversi a seconda che si parli di transferrina o ferritina. Nel caso della transferrina bisogna prendere in considerazione tre diversi parametri:
- Sideremia: quota di transferrina circolante satura in ferro;
- Transferrinemia: dosaggio diretto della transferrina a livello plasmatico;
- Capacità totale di legare il ferro (TIBC): misura indiretta della capacità della transferrina di legare il ferro.
L’insieme di questi tre indicatori permette di conoscere il dosaggio di transferrina nel plasma che, in una situazione normale, variano da 240 a 360 mg/dL.
Nel caso della ferritina, invece, la misurazione è utile a conoscere le riserve di ferro presenti nell’organismo. I valori normali, in un soggetto adulto, si aggirano intorno a 20-120 nanogrammi/mL (20-120 microgrammi/L) per la donna, e 20-200 nanogrammi/mL (20-200 microgrammi/L) per l’uomo.
L’analisi incrociata di tutti questi valori della ferritina e transferrina è molto importante perché permette di individuare eventuali patologie o altri potenziali pericoli per la salute. Ed è proprio per questa ragione che si tratta di valutazioni che non possono mai essere trascurate o sottovalutate!
Cosa succede se questi valori sono alti
Valori di transferrina elevati si registrano in tutte quelle situazioni in cui l’organismo si trova ad avere un maggior fabbisogno di ferro. Questo si verifica in presenza di:
- Emorragie visibili od occulte
- Anemie sideropeniche;
- Durante la crescita e la gravidanza;
- Stati ipossiemici
I livelli di transferrina tendono anche ad aumentare durante la gravidanza, a partire soprattutto dal terzo trimestre.
Nel caso di elevati livelli di ferritina si è di fronte ad un fenomeni di iperferritenemia, ossia un eccesso di ferro nel sangue. Questo fenomeno potrebbe essere legato a diverse cause:
Eccessiva introduzione alimentare (dieta e integratori) o iatrogena (farmaci specifici per os o per via endovenosa – intramuscolare);
- Accumulo di ferro: emocromatosi, emosiderosi;
- Infezioni croniche;
- Leucemia;
- Neoplasie maligne (fegato, polmone, pancreas, seno e rene);
- Trasfusioni;
- Emopatie (leucemie acute e linfoma di Hodgkin);
- Epatite acuta o cronica;
- Alcolismo.
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