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La misurazione della pressione arteriosa: cosa c’è da sapere?

La misurazione della pressione arteriosa: cosa c’è da sapere?

  • 29 nov 2021

La misurazione della pressione arteriosa (PA) è un’attività molto comune, ed è solitamente il primo strumento di analisi a cui ricorre il medico, o il farmacista, per verificare lo stato di salute del paziente. Ma i dubbi, e alcune false convinzioni, sono ancora tanti e spesso si adottano dei comportamenti errati che rischiano di falsare completamente la misurazione. Cos’è, dunque, la pressione arteriosa? E come si esegue una corretta misurazione? Cerchiamo di rispondere a queste e tante altre domande frequenti sulla rilevazione della pressione del sangue (leggi il nostro articolo completo sugli esami del sangue completi)

Che cos’è la pressione arteriosa

La pressione arteriosa è la pressione esercitata dal sangue sulle pareti delle arterie del sistema cardiocircolatorio. Essa dipende da due fattori: la quantità di sangue pompata dal cuore (gittata cardiaca), e la resistenza opposta al flusso sanguigno.

La pressione sanguigna non è mai fissa, ma tende a cambiare costantemente a seconda delle contrazioni del cuore che avvengono in due fasi: una prima fase di contrazione, definita “sistole”, in cui il cuore si contrae per spingere il sangue in circolo (pressione sistolica PAS), e una seconda fase distensiva in cui il cuore si rilascia (diastole) per permettere al sangue di fluire al suo interno (pressione diastolica PAD).

La pressione arteriosa sistolica (PAS) e la pressione diastolica (PAD) vengono comunemente chiamate, rispettivamente, pressione “massima” e pressione “minima”. Vi è poi un terzo valore della pressione sanguigna definito “pressione arteriosa differenziale (PAM)” che esprime, appunto, la differenza tra PAS e PAD.

La particolarità della pressione arteriosa è la sua tendenza a variare costantemente nell’arco della giornata. Si tratta di un fenomeno completamente normale e fisiologico, purché le variazioni non siano troppo squilibrate e repentine e tendano a superare in maniera cronica, o sporadica, i valori considerati “normali”. Questa è la ragione principale che rende così importante il monitoraggio frequente della pressione arteriosa: una pressione alterata a lungo termine può causare seri danni ai vasi, alla circolazione e agli organi del corpo. Come monitorare, dunque, la pressione arteriosa? Concentriamo la nostra attenzione su questo punto.

Come si esegue la misurazione della pressione arteriosa

Nella misurazione della pressione arteriosa si utilizzano come unità di misura i millimetri di mercurio (mmHg), e in condizioni normali la PA deve soddisfare i seguenti parametri:

  • Pressione sistolica (PAS): 110 – 150 mmHg.
  • Pressione diastolica (PAD): 70 – 90 mmHg.
  • Pressione differenziale (PAM): 40 – 50 mmHg.

Quando la pressione arteriosa è alta si parla di “ipertensione”; in questo caso i valori registrati sono uguali o superiori ai 90 mmHg di minima e i 140 mmHg di massima. Viceversa, quanto la pressione arteriosa è bassa si parla di “ipotensione”; la soglia di preoccupazione deve scattare quando la pressione arteriosa massima è al di sotto dei 100 mmHg.

Ma come si esegue la misurazione della PA? La misurazione viene comunemente effettuata a livello del braccio del paziente, sede naturale dell’arteria omerale. Il paziente deve trovarsi in una posizione seduta e a riposo, mentre il braccio deve essere appoggiato su un piano orizzontale all’altezza del cuore. Per effettuare la rilevazione si utilizza uno strumento noto come “sfigmomanometro”, costituito da un bracciale in tela contenente una camera d’aria, da una pompa con una valvola per gonfiare e sgonfiare la camera d’aria, e da una colonna graduata a mercurio che riporta i valori della misurazione appena effettuata.

Esistono anche degli sfigmomanometri digitali, ma in ambito medico quelli analogici sono ancora considerati più attendibili. Tuttavia, quelli digitali sono un’ottima soluzione per una misurazione fai da te a domicilio, utile a monitorare la pressione nel tempo e con maggiore frequenza.

Ma oltre allo strumento utilizzato, a influire sull’attendibilità della misurazione effettuata è anche la modalità con cui viene fatta: spesso si compiono alcuni errori che possono compromettere la veridicità dei risultati finali. Ecco alcuni consigli per una corretta misurazione della pressione arteriosa:

  1. Il braccio a cui è applicato lo sfigmomanometro deve essere collocato su una superficie piana all’altezza del cuore.
  2. Sedersi e trovare una posizione comoda assicurando un corretto supporto sia alla schiena che ai piedi, ed evitando di incrociare le gambe.
  3. Andare in bagno prima della misurazione. Uno degli errori più frequenti è quello di misurare la pressione arteriosa con la vescica piena, condizione che tende ad alterare la misurazione anche di 10-15 punti.
  4. Il bracciale dello strumento di misurazione deve essere apposto sul braccio nudo, e mai al di sopra degli indumenti seppur fini e leggeri.
  5. Ripetere la misurazione nel tempo cercando di rispettare gli stessi giorni e orari.
  6. Effettuare più misurazioni consecutive. Una sola misurazione non è quasi mai esaustiva, ma sarebbe meglio effettuare almeno tre differenti misurazioni e procedere con la media dei risultati ottenuti. È importante effettuare le rilevazioni con alcuni minuti di distanza le une dalle altre al fine di evitare di aumentare artificialmente la pressione in seguito all’azione di compressione dello sfigmomanometro.

Come controllare la pressione alta?

La pressione alta è una condizione che viene definita come “ipertensione arteriosa” e si verifica quando i valori registrati sono uguali o superiori ai 90 mmHg di minima e i 140 mmHg di massima.
Questa condizione viene definita “di tipo essenziale”, ossia indipendente da altre condizioni patologiche nel 95%dei casi; esistono poi delle forme secondarie di ipertensione che devono la loro insorgenza a malattie cardiocircolatorie o renali.

Tra le cause più frequenti di ipertensione troviamo una predisposizione genetica, sovrappeso, alimentazione sregolata, sedentarietà, alcol, fumo e stress. In tutti questi casi il pericolo è rappresentato dalle conseguenze nel medio-lungo termine della pressione alta, con un rischio crescente di sviluppare eventi cardio-cerebro-vascolari come ictus e coronaropatie.

Per controllare la pressione alta si può intervenire su più fronti, individuando prima di tutto l’agente che causa l’ipertensione (se esiste), e in secondo luogo si ricorre al trattamento farmacologico. Le soluzioni più comuni messe in campo per abbattere l’ipertensione sono:

  • Modifica del regime alimentare. Il medico potrebbe consigliare l’adozione di una dieta ipocalorica o iposodica, ricca di potassio, magnesio e omega-3
  • Attività motoria o sportiva, di tipo prevalentemente aerobica
  • Cessazione del consumo di alcolici e altre sostanze “stimolanti” come il caffè
  • Smettere di fumare
  • Ridurre lo stress mentale

Il trattamento farmacologico, invece, prevede l’utilizzo di diuretici, inibitori adrenergici, calcio antagonisti, inibitori del sistema renina-angiotensina, vasodilatatori ad azione diretta.
Nei casi di ipertensione più gravi il trattamento farmacologico è imprescindibile, e non può mai essere sostituito da rimedi fai da te o totalmente naturali. Ai farmaci però è fondamentale abbinare uno stile di vita sano, equilibrato e attivo.

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